Emergenza (?) suidi e daini. Agricoltori e allevatori esasperati vanno dal Giudice, Regione ed Ente Parco delle Madonie si muovono come…

Mentre a Palermo si discute e negli Uffici dell’Ente Parco delle Madonie si “gioca” a creare il brand delle carni a “basso macello” di daini e suidi madonite, i protagonisti dell’invasione del Paesaggio scorrazzano e si moltiplicano – di fatto – indisturbati, espugnando le Madonie.
A differenza dei suidi che si accoppiano e basta per i daini si consuma il rito del corteggiamento, con vere e proprie sfide tra maschi che combattono nelle “arene” per stabilire chi si ritroverà a capo dell’harem. Questo avviene all’inizio dell’autunno.
Dall’altro lato invece ci sono agricoltori e allevatori, oramai esasperati, che hanno deciso di citare in giudizio la Regione Siciliana per gli ingenti (cifre da capogiro) danni subiti negli ultimi anni e per l’incapacità della stessa di definire interventi risolutivi.
A coordinare i ricorrenti c’è l’Associazione “Azione Madonie”, guidata da Sandra Invidiata, un’imprenditrice agricola e resiliente, di Collesano che da fin troppo tempo è “vittima” della cattiva gestione, oltre che scellerata (per la mancanza di predatori), dei piani di inserimento di cinghiali e daini che negli anni ’80-‘90 avrebbe inteso fare l’Assessorato regionale all’Agricoltura.
Alla stregua di i suoi colleghi madoniti, oltre alla concorrenza del mercato globale (carne, latte e derivati, olio, grano, foraggio, ecc.) – che per ovvi motivi finanziariamente non possono fronteggiare (sfidano la quotidianità per la particolare qualità delle produzioni) – sono stati messi all’angolo anche da un altro tipo di concorrenza, che non teme la Giustizia (europea, che la regola) della stessa, ovvero, dall’invasione (letteralmente) di branchi e mandrie di suidi e daini, che pascolano e devastano tutto.
«La nostra è una lotta per sopravvivere – afferma Invidiata – a queste condizioni come possiamo consigliare a un giovane di avviare un’azienda agricola o di continuare l’attività di famiglia, che sia di allevamento o di coltura?».

Le Istituzioni, in effetti, non hanno dimostrato di essere immediati nelle risposte e i tempi della burocrazia, nell’attuazione dei “Piani di gestione” dei suidi e dei daini, non sospendono quelli degli accoppiamenti, insomma, la natura si prende gioco degli Uffici, a danno dell’ambiente e di chi dallo stesso ne trae sostentamento per la famiglia.
Appare, a nostro modo di vedere, come se la Regione e il “controllato” Ente Parco si muovessero alla stregua di un ponderoso suido di 495 chili.
Tutto scorre, nonostante le promesse di interventi risolutivi, fatte nel corso degli anni (troppi) nei diversi incontri pubblici, finanche, lo scorso agosto in Commissione Attività Produttive dell’Assemblea Regionale Siciliana, presieduta dall’onorevole Gaspare Vitrano.
In quel contesto sono stati auditi i rappresentanti di “Azione Madonie” e sarebbe stata assicurata la massima attenzione alla risoluzione dell’emergenza.
La concretezza dei ragionamenti dovrebbe trovare riscontro nella prossima manovra finanziaria che a breve verrà approvata a Sala d’Ercole.
Dovrebbe essere destinata una cospicua somma finalizzata, tra l’altro, ad incentivare i selecontrollori, ai quali al momento è riconosciuto il rimborso spese per l’acquisto di cartucce, a fronte di diverse ore di appostamento, dei costi per raggiungere il luogo assegnato e dell’obbligo del prelievo della carcassa, destinata all’auto consumo, o al carnaio dei Grifoni di Isnello. In attesa che verrà avviato il piano di commercializzazione delle carni a “basso macello” voluto dall’Ente Parco.
Oltre a qualche ristoratore madonita, avrebbe manifestato la disponibilità a ritirare le carcasse di suidi e daini una ditta della Basilicata che produce sughi al ragù.
A proposito di incentivi, la Regione Abruzzo per il “prelievo selettivo” dei cervi in esubero, riconoscerà ai cacciatori un premio che può arrivare fino a 250 euro a capo.
In questa vicenda sono chiari due aspetti.
La disperazione degli operatori agricoli, che affrontano le invasioni ad armi impari e il caos nella gestione dell’emergenza, ovvero consuetudine. Dopo diversi lustri non si può parlare di evento straordinario.
Nessuno è in grado di stabilire quanti esemplari di suido e daino scorrazzano in area Parco e zone limitrofe, né tantomeno come si spostano, o la geolocalizzazione delle “arene”. I daini non segnano il proprio territorio in giornata e con il gesso, come al tempo si faceva per i campi di calcio.
I numeri che circolano, contenuti anche su atti ufficiali, a detta di chi il Parco lo vive “dall’interno” e dagli stessi operatori agricoli, appaiono empirici e non avrebbero un rigore scientifico.
Non si può calibrare un investimento, per esempio l’acquisto di un numero adeguato di chiusini-gabbie (magari senza avere chiara la logistica post cattura/abbattimento, ma questa è un’altra storia), senza avere contezza dei dati.
Non sarebbe chiara, neppure, la destinazione delle carcasse in caso di “mancato ritiro” dalle celle frigo allestite dall’Ente Parco a Petralia Sottana. Non risulta alcun contratto con una ditta autorizzata al ritiro per lo smaltimento delle carcasse “invendute” o che i “necrofori” (Grifoni) non potranno smaltire.
Andiamo ai numeri, quindi agli esemplari “rimossi”.
A leggere la risposta resa alla nostra redazione (clicca QUI per consultarla) da parte del Direttore dell’Ente Parco, Giuseppe Maurici, il problema non si porrebbe, considerato lo stato dell’arte – dettato da tortuosi iter burocratici che fanno a pugni con l’emergenza – e il numero degli esemplari abbattuti.
Il Piano di Gestione dei suidi (incroci tra cinghiali e suini) è fermo dal 31 dicembre 2023. Secondo quanto si legge nella nota “è stato predisposto un nuovo PdG, che è a tutt’oggi (8 ottobre 2024, n.d.r.) in fase di approvazione”.


Tuttavia, le attività di controllo (abbattimento), iniziate il 16 marzo 2016, ferme nel periodo pandemico (due anni), al 31 dicembre 2023 hanno fatto annotare la “rimozione” di circa 700 esemplari.
Considerate che una scrofa di suido partorisce due volte l’anno e ogni figliata conta fino a 8/10 esemplari, appare necessario un censimento, per comprendere l’entità della “popolazione residente” in quanto, lo ribadiamo, è la base per programmare una strategia di contrasto efficace.
Al momento si naviga a vista e le azioni di contrapposizione al fenomeno sono solo di carattere esibizionistico, come i daini che sfoggiamo i palchi, impettiti e presuntuosi!
Maurici, su nostra richiesta, ci ha restituito il punto anche sull’attività di controllo dei daini, che hanno avuto inizio il 29 aprile 2022 e fino al 31 dicembre (luglio e agosto escluso per la maggiore presenza di fruitori dell’aere Parco). In quel periodo sono stati “rimossi” 434 esemplari.
Nel 2023 (esclusi i due mesi estivi) sono stati abbattuti 1484 capi. Ovviamente nessuno è in grado di stabilire se il numero è alto o basso, in quanto non si è in grado di specificare un numero più vicino alla realtà di esemplari a “pascolo abusivo”.
Il Piano, in assenza del referente tecnico scientifico (che sovrintende a tutte le attività), è stato sospeso dal 1° gennaio 2024 fino al 1° settembre. Reperite le risorse economiche per conferire un nuovo incarico al “referente” il Piano è nuovamente ripartito.
Si improvvisa e senza che le “vittime” economiche degli errori commessi e impuniti, dall’Assessorato regionale all’Agricoltura, vengono coinvolti negli innumerevoli “tavoli tecnici” convocati fino alla scorsa settimana.
«Viviamo a contatto con i nostri ospiti indesiderati – chiosa Sandra Invidiata – e potremmo consigliare al meglio gli interventi da mettere in atto. È necessario che le soluzioni vengano condivise anche con chi vive nel territorio. Siamo a un punto grave, quasi di non ritorno. Desideriamo essere coinvolti, collaborare nelle fasi decisionali, non rappresentiamo la controparte».
A questo punto del racconto e volendo considerare i tempi pachidermici della burocrazia, ci poniamo una domanda.
È emergenza, oppure no?