Bentornato nel Paesaggio madonita, incastonato in un territorio “governato” da un sistema di potere che per certi versi è cugino del c.d. “sistema Montante”.
La preoccupazione sul futuro delle aree interne italiane e l’intuizione di approntare una Strategia di sviluppo di respiro nazionale è assolutamente condivisibile e male hanno fatto i suoi successori a depotenziarne la portata.
In verità l’impatto non è stato omogeneo in tutte le aree interessate, a queste latitudini, per esempio, l’effetto esclusivo (non è così?) è stato il business di pochi che hanno approfittato dell’ennesima opportunità data dalle Istituzioni sovra territoriali.
Il “sistema Madonie” si è sempre nutrito di “opportunità” e lo fa con maestria da oltre 5 lustri, lasciando le briciole ai restanti, ovvero a chi non ha ancora avuto la possibilità di scappare da questa Terra alta siciliana.
In oltre vent’anni le Madonie sono state destinatarie di centinaia di milioni di euro di finanziamenti (500 milioni?), spesi e sperperati (non investiti!) senza una visione del futuro. La desertificazione umana e imprenditoriale rappresenta una prova inconfutabile.
Vent’anni fa le Madonie non sono state proiettate al 2024 e il gruppo di potere che le “governa” non sta immaginando quelle del 2044.
Come si spiega che a fronte di ingenti finanziamenti, che altre aree siciliane – sconosciute alla politica – ci invidiano, l’indice medio di desertificazione umana (di conseguenza anche imprenditoriale) è superiore a quello delle altre Terre alte dell’isola?
L’area influenzata dalle scelte (imposte?) dall’Agenzia di (in)Sviluppo delle Madonie segna un indice medio di spopolamento del 18,55%, quello dei 157 comuni siciliani interessati al “defunto” (?) progetto delle zone franche montane un meno 17,31% (primo gennaio 2002 – 2023).
Da queste parti qualcosa non è andata e guai ad evidenziarlo, il “pilota” e il team ristretto di “meccanici” non vanno contestati, chi osa farlo viene isolato; i sindaci e gli amministratori vivono da sempre questo incubo, avrebbero il permesso di farlo nel corso delle campagne elettorali, salvo partecipare al rito del bacia mano all’indomani delle elezioni, a prescindere da quale lato dei Civici consessi si ritrovino.
Bentornato nei luoghi che si ispirano al “Principe” di Machiavelli, dove il fine giustifica i mezzi e, un paradosso, non necessità di “conservare il popolo come amico”. Il popolo non nutre alcun interesse su ciò che accade attorno, l’indifferenza è l’ambiente ideale per il prolificare delle “magie” e di tutto il resto!
Una delle ultime, in ordine di tempo e su cui si basa la “sua” Strategia madonita è la c.d. “unione dei comuni madonie”.
Per mantenere a galla il “sistema Madonie” è stata costituita in disarmante violazione all’articolo 41 della Legge 15/2015 e per dimostrare che non si tratta di una truffa (a Roma è stata comunicata una nuova forma pattizia, come lei e il suo staff l’avete immaginata, a Palermo, invero, la prosecuzione di un’Unione esistente) hanno fatto di tutto. Immagini la scena dei salmoni che risalgono il fiume per riprodursi, risalendo cascate e rapide alla stregua di muscolosi gladiatori che lottano per la sopravvivenza.
Tuttavia, con il favore di un inguaribile torcicollo – cui è affetta taluna burocrazia locale e regionale (e non solo!) – sulle Madonie si continua ad operare con l’ausilio di uno strumento illegale che prosegue a elargire direttamente allegri incarichi professionali a “parenti e amic*”, per centinaia di migliaia di euro e a fare scelte politiche economicamente svantaggiose (la storia tra qualche anno restituirà il conto) come quella della gestione in house del Sistema Idrico Integrato, in nome di una discutibile “clausola di salvaguardia”, che fino adesso ha salvaguardato solo i “titolari” del business, sulle spalle del PNRR.
Da queste parti la coesione territoriale – concetto chiave della SNAI – è il convitato di pietra e mettere in comune i servizi, da rendere ai “resilienti”, un fattore incontrollabile, al contrario di alcuni servizi attivati “in comune” per mera convenienza di gestione delle risorse.
Ci sarebbero tante altre cose da raccontare, a partire dalle forti disuguaglianze, accentuate dalle cattive politiche di sviluppo, ma non voglio rovinarle la fugace permanenza. In fin dei conti oggi pomeriggio all’ex Convento dei Padri Riformati di Petralia Sottana, nell’esporre il nostro essere “cittadini remoti dell’Europa”, incontrerà anche il “pastore”, magari siederà accanto a lui; al tempo i Commissari prefettizi che hanno governato la Città di Polizzi Generosa avrebbero rassicurato il Prefetto di Palermo dell’intenzione di sostituirlo “opportunamente” con “qualificato soggetto scevro da qualunque controindicazione”.
Insomma, dottor Barca, sulle Madonie la SNAI dopo dieci anni non ha ancora prodotto gli effetti che lei ha immaginato, ma solo vantaggi riservati – anche – alla cerchia (ristrettissima) del “pastore”.