La So.Svi.Ma. Spa., la c.d. “unione dei comuni Madonie”, il GAL ISC Madonie e l’ Ente Parco delle Madonie sono rappresentati da figure “claudicanti” dal punto di vista della legalità, dell’etica e della politica.
Nonostante tutto il quartetto determina, sotto un’unica regia (intoccabile e inappellabile), le scelte politiche, quindi socio-economiche, del paesaggio madonita.
Per il rappresentante dell’Ente Parco delle Madonie la questione appare diversa, compare come il “brutto anatroccolo”, isolato dal gruppo e non invitato ai tavoli decisori.
Andiamo con ordine.
Alla guida dell’Agenzia di (in)Sviluppo, alias So.Svi.Ma., siede l’intramontabile Alessandro Ficile. Dal 1996 presiede lo scranno più alto del “territorio”.
Per circa 20 anni lo ha accompagnato lo stesso presidente del Collegio dei revisori dei conti che, pressato dai media, ha abdicato a favore di un suo brillante allievo di studio.
La figura di Ficile “zoppica” per almeno due motivazioni.
La prima appare retrodatata, eppure è oggetto di un procedimento penale che dovrebbe concludersi il prossimo 12 febbraio, riguarda l’illegale rielezione di “Alessandro” (per gli amici e i professionisti adepti) nel corso dell’assemblea dei soci del 27 aprile 2015.
La società avrebbe presentato al terza perdita consecutiva di bilancio.
L’articolo 1, comma 734, della Legge nr. 296 del 27 dicembre 2006, stabilisce che: “Non può essere nominato amministratore di ente, istituzione, azienda pubblica, società a totale o parziale capitale pubblico chi, avendo ricoperto nei cinque anni precedenti incarichi analoghi, abbia chiuso in perdita tre esercizi consecutivi”.
Attraverso degli illegali e dimostrati escamotage la terza perdita è stata magicamente trasformata in utile.
L’altra motivazione, anch’essa oggetto del procedimento penale nei confronti di chi scrive (diffamazione aggravata a mezzo stampa), riguarda una presa di posizione della Commissione Prefettizia che al tempo governava il Comune di Polizzi Generosa, a seguito dello scioglimento del Consiglio Comunale.
La Commissione, in risposta a una precisa richiesta di informazioni del Prefetto di Palermo (Prot. n 548/N.C. Area Sic. –- 1 Bis del 24 marzo 2014), scriveva: “…Questa Commissione, qualora dovesse rimanere in carica alla scadenza del mandato conferito al predetto Ficile, non mancherà di svolgere ogni consentito intervento affinché il conferimento di tale carica sociale non sia rinnovata al predetto, ma opportunamente conferita a qualificato soggetto scevro da qualunque controindicazione…”.
Per delle rocambolesche motivazioni il delegato della Commissione non partecipò all’Assemblea elettiva del 27 aprile 2015 e l’Assemblea dei Soci non venne a conoscenza degli impegni presi dalla stessa con il Prefetto di Palermo, quindi con il Ministero degli Interni.
Solo il sindaco pro tempore di Castellana Sicula, Giuseppe Di Martino, eccepì sulle gravi irregolarità nel bilancio ma parlò alle “scimmie” del tempio, che non vedono, non sentono e, soprattutto, non parlano.
Il secondo “zoppo” è Luigi Iuppa e non è di Gangi, (come il famoso pittore Giuseppe Salerno, 1573-1632), tuttavia lavora al Comune di Gangi ma in questo racconto è chiamato in causa nella qualità di sindaco di Geraci Siculo, quindi di presidente della “cosa”, ovvero dell’unione dei comuni Madonie.
L’Ente, al quale da “soggetto tecnico” partecipò alla costituzione anche Alessandro Ficile (in questo paesaggio aleggia in ogni dove), è stato costituito in palese violazione dell’articolo 41 della Legge Regione 15 del 2015. Quindi in questo contesto non possiamo dedicare un ragionamento più ampio, come si può ragionare su qualcosa che non esiste e che si basa su un atto costitutivo nullo? Tuttavia, c’è chi con questo “ente” ci ha fatto affari e continua a farne anche in presenza di un insanabile “peccato originale”.
Qualche rigo in più si potrebbe spendere, invero, sul GAL ISC Madonie e sullo “zoppo” chiamato a presiederlo.
L’Associazione dovrebbe occuparsi della promozione dello sviluppo rurale del territorio afferente ai 34 comuni soci. Nel corso degli anni tra (non) molto altro si è occupato di adeguare lo Statuto in funzione del sindaco che riesce a spuntare la carica di presidente, in funzione – a detta del sindaco di Castelbuono – del “bilancino o metodo Cencelli”.
In principio era una carica riservata ai privati, poi cambiata a favore dei sindaci. In ultimo, per garantire una “spalla” di fiducia ad “Alessandro”, lo Statuto è stato nuovamente cambiato. Il sindaco non rieletto nel suo Comune, può rimanere in carica. È il caso di Francesco Migliazzo, non sarebbe stato ricandidato dalla sua compagine politica per manifesta incapacità di guidare la comunità gangitana, ma ritenuto funzionale al GAL.
Ciononostante il punto non è questo e ci sarebbe di peggio. L’ultima assemblea dei soci ha eletto nel CdA (con il pio intento, sfacciatamente riuscito, di eleggerlo presidente al primo consiglio di amministrazione) il sindaco di Castelbuono, Mario Cicero.
A nulla è valso il drammatico rigo del suo curriculum che racconta della presidenza del Consorzio Turistico Cefalù-Madonie-Imera.
Come a nulla è valso il fatto che Cicero rappresenta anche il Consorzio Produttori Madoniti. Il Cicero-Consorzio deve al GAL ISC Madonie circa 200 mila euro (comprensivo di interessi e oneri vari).
In un sol colpo Mario Cicero, oltre a essere un debitore (nella qualità) del GAL (quindi della comunità residente madonita) è anche eletto creditore di sé stesso.
“Bella la nostra Sicilia”. Quella delle contraddizioni e della cattiva politica!
I lettori tengano conto che in questo contesto il GAL ha perso uno dei soci più importante e solido della parte privata, ossia, la BCC Madonie. La Banca del paesaggio madonita si è tirata dignitosamente e coraggiosamente fuori dalle beghe politiche e da scelte discutibili, che di fatto imbarazzano “silenziosamente” tutti, anche le “scimmie” del Tempio.
In tutto questo caos, fatto di scelte eticamente discutibili, non si è registrata alcuna reazione da parte degli amministratori madoniti, al contrario delle più volte annunciate dimissioni di Ficile (aprile 2014 e inizio 2014). In quei periodi alcuni sindaci arrivarono finanche a stracciarsi le vesti.
Lunga vita al re! Che paesaggio sarebbe senza “Alessandro”.
La domanda che nessuno si pone, ma che a microfoni spenti inizia a serpeggiare, che Madonie sarebbero state se si fossero applicate politiche di sviluppo che guardavano al futuro e non solo alla mera spesa delle centinaia di milioni di euro di risorse?
Del “finto sviluppo delle Madonie” ne scrisse anche il Sole 24 ore (4 marzo 2022) in un articolato ragionamento a firma di Nino Amadore. Neanche il racconto fatto dell’area montana in “sofferenza”, dal più diffuso quotidiano in Italia nel settore economico-politico-finanziario, fece arrossire i vertici del “sistema” locale.
Il quarto “zoppo” invece è l’Ente Parco delle Madonie, commissariato dal governo Schifani dal 17 gennaio 2023, alla stregua degli altri parchi regionali.
Alla guida “ordinaria” dell’Ente, ad inizio 2023, è stato nominato Salvatore Caltagirone. Caltagirone sta facendo di tutto per rialzare l’oramai ammainata bandiera dell’Ente che sovrintendeva una delle più belle aree protette d’Italia, per via della biodiversità che insisteva in tutto il paesaggio.
Al Parco mancherebbe una governance autorevole per imporsi su tutto il resto anche in forza delle professionalità di cui dispone.
Mancherebbe, altresì, la volontà o la capacità della politica regionale di nominare presidenti di alto profilo tecnico e politico.
Una cosa è certa. La governance del quartetto, negli anni, non è riuscita a mettere in atto le rispettive mission e nessuno chiederà a costoro adeguati risarcimenti per il “finto sviluppo” generato.
Alla fine ciò che conta è portare sulla sedia gestatoria il re. Il monarca ha la certezza che nessuno oserà gridare che è nudo.
Nondimeno, inizia a sentirsi un venticello di cambiamento. Pare che la BCC Madonie abbia lasciato la finestra aperta, mentre qualcuno cerca disperatamente di chiuderla per autoconservarsi.
Il comico Bruce Ketta direbbe “So cambiate le cose”.
(VL)