Il futuro della sanità madonita passa dall’autorevolezza degli amministratori locali. Fino a oggi è mancata

Domenica 15 dicembre alle ore 10, presso il Cine-Teatro “Grifeo” di Petralia è stato convocato, in sessione “urgente” il civico consesso di Petralia Sottana. La seduta è stata allargata ai Consiglieri dei comuni del Distretto 35 e si svolgerà in sessione “pubblica e aperto”.
In quel contesto avrebbero diritto di parola solo gli invitati, quindi i Consiglieri di Petralia Sottana. Non sarebbero previsti interventi dal pubblico o riservati a coloro che hanno presentato proposte sostenibili e di prospettiva, come i rappresentati dell’Associazione zone franche montane Sicilia.
Detto questo, occorre affrontare la questione uscendo fuori dall’ipocrisia delle parole e (ri)facendo il punto sulle potenzialità dell’unica “industria” del paesaggio madonita, ovvero la struttura che ospita il presidio ospedaliero di Petralia Sottana.
In principio va detto che il sindaco e il presidente del Consiglio di Petralia Sottana, Piero Polito e Giuseppe Dino (P&D), non andrebbero lasciati da soli nell’elaborazione dei ragionamenti. La mancanza di esperienza politica li farebbe apparire inadeguati al ruolo di rappresentanti del Comune capofila del Distretto sanitario.
Come i rispettivi predecessori, non hanno ottenuto alcun risultato tangibile rispetto a quanto previsto dalla Rete Ospedaliera, riscritta dal governo Musumeci, e pubblicata sul S.O. n. 1 della GURS n. 6 dell’8 febbraio 2019.
In verità in Sicilia capita spesso considerare le norme, pubblicate in GURS, come se fossero state pubblicate sulla “Gazzetta dello Sport”.
Ad onor del vero il predecessore di Polito, Leonardo Neglia (che a sua volta ha ereditato il non fatto o fatto male da chi lo ha preceduto, Santo Inguaggiato) si è ritrovato ad amministrare nel bel mezzo di una crisi pandemica mondiale, tuttavia, grazie alla sua visione, di accettare (incondizionatamente e contro tutti) che una parte della struttura fosse destinata a “ospedale Covid”, il presidio è stato dotato di una TAC di ultima generazione e l’ASP si può vantare – a costo zero –  di avere avviato anzitempo (giugno 2024)  il “primo Ospedale di Comunità” (18 posti letto) dell’intera Regione, grazie agli acquisti di letti e attrezzature varie fatte nel periodo della pandemia.
“Un luogo – a detta del presidente Schifani – ove i malati potranno avere risposte di assistenza sanitaria adeguate ai loro bisogni”; l’OdC è una struttura sanitaria di ricovero (che afferisce al Distretto Sanitario e non all’Ospedale, va chiarito sempre) intermedia tra il domicilio e il ricovero in ospedale.
Polito e Dino  da giugno 2022 sono alla guida attiva e di indirizzo politico amministrativo del Comune capofila e non hanno ancora ottenuto alcun risultato tangibile in tema di potenziamento dei servizi, piuttosto non mancano – continuamente – di stigmatizzare, in ultimo nelle scorse ore, le criticità in termini di “carenza nella medicina territoriale e inadeguatezza in termini di risorse e servizi dell’ospedale territoriale”. Considerazioni in parte non vere e irriconoscenti, rispetto ai servizi che vengono erogati a fronte di apprezzabili sacrifici del personale sanitario, spesso non adeguatamente riconosciuti.
Quindi, niente cardiologia (6 posti), ortopedia (4 posti), lungodegenza (16 posti) e (quasi) niente riabilitazione (20 posti). I posti letto di riabilitazione sono rimasti in standby a 8, per anni, portati a 12 a seguito della “marcia di San Martino” dello scorso anno, con l’impegno di ampliarli a 20 nelle prossime settimane, grazie al “gemellaggio” con il presidio di “Villa delle Ginestre”. Niente di nuovo, tutto previsto dalla Rete ospedaliera del 2019 e tardivamente (colpevolmente?) in fase di attuazione.
Sul “codice 56” (recupero e riabilitazione funzionale) l’ASP di Palermo starebbe attuando delle “grandi manovre”, a partire dall’avere coinvolto il professore Giorgio Mandalà, “strappato” al Buccheri La Ferla di Palermo, per l’avvio e il rilancio di reparti di riabilitazione in tutti gli ospedali dell’ASP (Petralia, Termini, Corleone e Partinico). Mandalà, oltre a essere il primario di “Villa”, è a capo del Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Azienda.
In compenso, nel tempo, sono stati “prodotti” tanti documenti contenenti promesse di impegni (nell’insegnamento cattolico l’intenzione non è peccato e in politica non produce effetti operativi e giuridici) pomposamente evocati nella “mozione per la tutela e il potenziamento dell’Ospedale Madonna SS. dell’Alto di Petralia Sottana” (clicca QUI per leggere la bozza), che le sessioni riunite dei Consigli comunali dei 9 comuni del Distretto dovrebbero approvare nelle prossime ore.
Atto politico che darebbe forza alla presenza del sindaco di Petralia Sottana all’incontro con i sindaci dei comuni capofila dei Distretti Sanitari che si terrà a Palermo martedi 17 dicembre, in presenza dell’Assessore regionale della Salute e ai vertici dell’ASP di Palermo.
La mozione “P&D” – scorrettamente e ad arte – non tiene conto dell’unica proposta di prospettiva (Clicca QUI per leggerla) avanzata al presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, all’assessore della Salute, Giovanna Volo e sottoposta all’attenzione dei Consigli comunali (24 ottobre u.s.), sotto forma di Ordine del Giorno da approvare (clicca QUI per leggere); invero la proposta redatta da Polito e Dino (P&D), richiama soltanto un (molto) paventato “indirizzo politico del territorio che da anni aspira a puntare alla riabilitazione come polo di eccellenza siciliano”.
Una pia aspirazione del “territorio” che per anni è riuscito solo ad ottenere il depotenziamento dei servizi resi dall’ospedale e dal Distretto (medicina territoriale e ambulatori specialistici), a beneficio di coloro (sindaci e amministratori compresi) che coltivano il (se pur legittimo) business nella sanità privata.
La proposta “P&D”, portata all’attenzione dei Consiglieri comunali, stigmatizza – tardivamente – l’inapplicazione della Rete ospedaliera (quanto è legittima l’affermazione: “buon risveglio!”) e “l’incompleta messa a regime delle proposte inserite del documento programmatico” (clicca QUI per consultarlo), approvato all’unanimità dai Consigli comunali e sottoscritto con l’ASP di Palermo il 17 novembre 2022.
Dall’altro lato, gli stessi critici “attori” il 10 settembre scorso, al termine di un incontro con i direttori del Presidio e del Distretto, “hanno accolto positivamente quanto si sta mettendo in campo” per il presente e il futuro della sanità madonita.
Il “volemosi bene”, emerso in quel contesto, è stato enfatizzato dal Direttore Generale dell’ASP di Palermo, Daniela Faraoni, (sventolando il verbale dell’incontro, clicca QUI per leggere) nel corso dell’audizione del 9 ottobre scorso in Commissione Sanità dell’ARS.
In quell’ambito sono stati auditi i rappresentanti dell’Associazione zfm Sicilia – che hanno argomentato la proposta di rilancio –  in presenza dell’Assessore della Salute, dei vertici dell’Assessorato e dell’ASP di Palermo.
La proposta dell’Associazione zfm Sicilia è stata attenzionata anche dal presidente della Fondazione “Giglio” di Cefalù, Giovanni Albano, il quale ha confermato che «In Sicilia manca un progetto di una struttura di eccellenza in ambito riabilitativo».
«L’invecchiamento della popolazione – continua Albano – ha cambiato il bisogno di salute. I pazienti che avranno bisogno di terapie riabilitative saranno sempre di più e nella nostra Regione c’è la necessità di una programmazione e di investimenti che soddisfino questa domanda».
Rispetto alla proposta dell’Associazione zfm Sicilia, di considerare “Petralia” come un “ospedale-industria” e con come “ospedale-ambulatorio”, il presidente della Fondazione ha dichiarato che «un’Azienda Sanitaria è una leva economica e sociale soprattutto per il territorio e la Fondazione Giglio ne è un concreto esempio, ho sempre detto che la Fondazione Giglio è la “Fiat” di Cefalù».
Il primo cittadino di Petralia Sottana, nonché “capo fila” dei colleghi del Distretto sanitario, preso dall’ansia di “prestazione”, avrebbe messo in discussione i termini della proposta che guarda all’ospedale-industria, che porterebbe indiscutibili vantaggi (reali!) a tutto il paesaggio madonita, al punto di non sostenere adeguatamente (trovando sponda in miopi presidenti dei Consigli e consiglieri) la proposta di Ordine del Giorno (clicca QUI per leggere) avanzata dai rappresentanti delle “zone franche montane”.
Piuttosto ha chiesto allo scrivente (che è anche presidente dell’associazione) di “portare gli interlocutori” in audizione nella commissione consiliare “sanità” di Petralia Sottana, al fine di verificare la sostenibilità della proposta e la “credibilità del progetto”.
Gli verrebbe più facile chiedere conforto a Leonardo Neglia, già sindaco di Petralia Sottana, presente a un briefing (ottobre 2023) con i vertici della Fondazione Maugeri, con i quali abbiamo avuto un proficuo scambio di idee sul futuro della sanità, che passa anche dall’assistenza ai pazienti multi-cronici, quelli vittime di traumi o patologie che richiedono lungi periodi di riabilitazione, i pazienti anziani e in particolare i pazienti anziani fragili, quelli cioè che sono fortemente debilitati da più fattori di malattia e che hanno bisogno di continua assistenza e una riabilitazione specializzata per vivere dignitosamente la vita che è giusto continuino a vivere. Concetto ampiamente argomentato anche nella proposta di Ordine del Giorno inviata atutti i consiglieri comunali del paesaggio madonita.
Per la cronaca, la Fondazione Maugeri qualche anno fa è stata interpellata da qualche politico madonita per rilanciare il nosocomio petralese.
Il primo cittadino di Petralia Sottana, alla ricerca di cavilli per mettere in discussione i vari ragionamenti piuttosto che confrontarsi pubblicamente per meglio comprenderne le sfumature, dovrà farsene una ragione sulla qualità e la quantità di interlocutori disponibili a sostenere la proposta dell’Associzione ZFM Sicilia. Qualunque soggetto privato risponderebbe a un bando ad evidenza pubblica e sono gli stessi che ogni anno offrono (fuori Regione) ai pazienti siciliani prestazioni – in convenzione con il SSN – per oltre 15 milioni di euro.
Fondazioni, Istituti ed Enti vari, tra i maggiori, che operano in Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania.
Il sindaco Polito avrebbe l’imbarazzo della scelta, considerato che più volte ha chiesto prova delle interlocuzioni.
Detto questo, occorre avere la consapevolezza che ci troviamo a un bivio storico e imboccare una strada sbagliata (giusta solo per gli equilibri del governo regionale) ci porterà a un viaggio senza ritorno e a doverci accontentare dell’esistente e dei Livelli Essenziali di Carità (che sono diversi dai LEA) “concessi” da Palermo.
Sia chiaro, nessuno oserà chiudere “l’ospedale di Petralia”, rimarrà tutto allo stato in cui si trova adesso (e nessuna medaglia potrà essere appuntata al petto!) ma la riscrittura delle regole, che disporranno la riorganizzazione delle Aziende del Servizio Sanitario Regionale, dovrebbe rappresentare l’occasione per rivendicare qualcosa che in Sicilia manca e che “Petralia” ha le carte in regola per ospitare, questo non si potrà ottenere rimanendo in balia e/o proni delle/alle arrancanti politiche aziendali, oggi dettate dal Direttore Generale, Daniela Faraoni.
Qualche dipendente dell’ASP di Palermo in servizio a Petralia, magari tra quelli che “si grattanno la pansa” (pochi in verità, prevalgono i sacrifici, sui quali a Palermo qualcuno fa carriera), non sarà d’accordo a lavorare per altri soggetti (controllati dal pubblico, vedi Fondazione “Giglio” partecipata dalla Regione dall’Asp, dal Comune di Cefalù e a breve dall’UniCamillus). A tal proposito e per evitare sciocche strumentalizzazioni sarebbe utile rileggere con particolare attenzione il contenuto dell’Ordine del Giorno proposto dalle “zone franche” ai Consiglieri comunali.
Possiamo sacrificare il futuro delle Madonie per mantenere uno status quo che porterà alla pensione i dipendenti del nosocomio petralese, o per soddisfare la viltà di taluni amministratori locali, mentre tutto intorno si inaridisce?
E ancora, possiamo affidare la sanità madonita a coloro che fino ad oggi hanno brillato solo per inadeguatezza?
La storia ci darà ragione, tuttavia non cerchiamo la ragione, ci battiamo per far comprendere che il tempo è adesso ed è il tempo in cui non si può sbagliare.