Editoriale - di Vincenzo Lapunzina
L’Ente Parco delle Madonie compie trenta cinque anni. Cosa c’è da festeggiare?
Nov 10, 2024
Il 9 novembre 1989 è stato istituito il Parco naturale regionale denominato “Parco delle Madonie”, l’atto che ne ha sancito la nascita porta la firma dell’onorevole Salvatore Placenti, al tempo Assessore regionale al Territorio e Ambiente.
Preservare la faggeta più a sud del continente europeo sarebbe stata una delle ragioni per la quale il governo regionale condivise i contenuti del Decreto Assessorile 1489/89.
Il primo commissario nominato dal governo Nicolosi è stato Giovan Battista Scimemi, (a seguire) il primo presidente, invece Francesco Novara; Massino Belli dell’Isca il presidente più longevo e operativo, ha guidato l’Ente per due lustri, anche grazie alla storica amicizia intrattenuta con il presidente Gianfranco Miccichè.
Negli anni l’Ente Parco delle Madonie, come le altre aree protette siciliane, è stato in balia delle scelte politiche del governo regionale che ha fatto sempre la scelta migliore, quella di non scegliere, quindi di lasciare l’Ente nel limbo dell’incertezza e sempre alla canna del gas, per l’iniqua assegnazione di risorse economiche.
In trentacinque anni è stato un incomprensibile alternarsi di presidenti e commissari, nominati per scadenza di mandato o per decadenza dei presidenti.
Un ritmo sinusale di nomine e contro nomine che non ha mai permesso una programmazione di prospettiva e che, nonostante le professionalità di pregio in forza all’Ente, nel territorio ha dato spazio di crescita ad altri Enti e Associazioni (Agenzia di Sviluppo e Gal) che avrebbero dovuto essere coordinati e diretti da questa Istituzione di rilevanza regionale. Invero, è stata tenuta sempre ai margini, in particolare da quando l’Ente non è nelle condizioni economiche di distribuire risorse a pioggia per il finanziamento di feste e festini nei vari comuni del Parco.
La mancanza di autorevolezza, determinata anche da una governance a tempo, non ha permesso all’Ente Parco di imporsi nel governo del paesaggio madonita. Il mancato sviluppo delle Madonie ne è la prova.
Trenta cinque anni dopo riecco l’ennesimo commissario straordinario – nominato al posto di Angelo Merlino, “licenziato” in tronco a mezzo fax dall’ex assessore Elena Pagana per delle insostenibili e discutibili ragioni – è Salvatore Caltagirone (la sua nomina risale al 17 gennaio 2023) che appare come il soldato giapponese Hiroo Onoda.
Al contrario di Onoda, Caltagirone è cosciente che il suo permanere stride con la logica, invero il governo regionale si sarebbe dimenticato di avere un “soldato” al fronte a cui dovrebbe dare il cambio.
Il presidente Renato Schifani potrebbe non avere trovato la quadra sulle nomine, tra le quali ci sarebbe il rinnovo dei vertici dei Parchi siciliani, ma in Sicilia sappiamo tutti che è meglio mettere a riposo la democrazia e commissariare il più possibile.
Il controllo verticale degli Enti dominati dalla Regione e la gestione delle emergenze con l’istituto del commissariamento è diventata una normalità.
In verità è lo Stato che dovrebbe commissariare la Regione Siciliana, guardiamoci intorno.
“Sarà un Parco per la gente, costruito per loro e soprattutto fatto da loro”, dichiarava il primo Commissario Giovan Battista Scimemi.
E ancora, “cercheremo di conservare il terriotrio integro, – affermava Scimemi – per come attualmente si trova, Non si potrà alterare in nessun modo l’attuale paesaggio perché in condizioni più naturali delle altre zone”.
Eppoi, parafrasando la filastrocca di Angelo Branduardi venne il “soldato Onoda” (non il toro, ci mancherebbe) che bevve l’acqua, che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo, che stabilì il prezzo del “basso macello” della carne di suido e daino.
Tuttavia, alla celebrazione del 35esimo anniversario dell’istituzione dell’Ente Parco delle Madonie, non vennero tutti i sindaci e/o delegati delle quindici “gemme del Parco”, la presenza è stata garantita da appena tre amministratori. Non venne l’Assessore regionale Giusy Savarino, delegata al Territorio e Ambiente, non vennero i giovani e le organizzazioni ambientaliste, pare non invitate.
Non vennero nemmeno i rappresentanti delle Agenzie Spaziali italiana e europea, tanto care al Commissario Caltagirone che ha autorizzato (anche) di suo pugno la costruzione di un ecomostro sul monte Mufara, in piena area di inedificabilità assoluta, facendo venire meno l’impegno assunto dal suo predecessore Scimemi.
Non vennero neanche le rappresentanze delle comunità residenti nei comuni del Parco, ne tantomeno quelle dei comuni ricadenti nel perimetro del Geopark (area Gal Madonie); a tal proposito ci sarà – di fatto – un passaggio di consegne tra la conservazione della biodiversità a favore della conservazione dei geositi Unesco, le risorse economiche europee punterebbero su questo.
Cionondimeno, mentre a Palazzo Pucci Martinez, prestigiosa sede dell’Ente Parco acquistata – tra le altre – ai tempi di Massimo Belli, si discuteva del futuro dell’area protetta, suidi e daini (a migliaia) banchettavano indisturbati nel sottobosco e nei pascoli che Scimemi al tempo annunciava di “sostenere (in uno alle attività agricola e pastorali n.d.r.)”.
Dalle foto che circolano sui social a Petralia Sottana la cerimonia commemorativa appare come le immagini del film Titanic. L’orchestra di Caltagirone – che continua a guardare al suo futuro a Palazzo Martinez, con sfacciata sicurezza (nel suo intervento ha dichiarato che “grandi sfide ci aspettano”) – continua a suonare mentre il transatlantico affonda.
Ci resta da sperare che il presidente Schifani e l’assessore Savarino corrano in soccorso almeno per spegnere le candeline, provvedendo nelle prossime ore alla nomina di un presidente autorevole e capace di governare e rilanciare uno dei paesaggi più belli della Sicilia.
Ad ogni buon conto, in tanti si chiedono cosa c’è da festeggiare, in primis le associazioni ambientaliste, in mancanza – affermano le delegazioni siciliane di CAI, Legambiente, Lipu e WWF, grandi assenti alla cerimonia – del Piano Territoriale e di una governance adeguata.