Ospedale “Madonna SS dell’Alto”. La buona sanità pubblica sotto la scure della politica?

La struttura che ospita l’Ospedale “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana e il Distretto Sanitario 35 continuano a dare risposte alle incessanti richieste di buona sanità (pubblica) provenienti dagli utenti che ancora resistono nel paesaggio madonita.
In verità da qualche mese a questa parte si respira un’aria diversa, nel contesto della struttura e si registra un rapporto più sereno tra i responsabili delle due “aree” (Ospedale, in particolare e Distretto) e i sindaci dei nove comuni afferenti alla circoscrizione sanitaria che fa capo all’ASP di Palermo. La Direzione Generale dell’Azienda sarebbe sgravata dall’affrontare e risolvere tante criticità che si trattano direttamente a queste altitudini.
Ovviamente siamo lontani dalle promesse fatte e non mantenute, alle istituzioni locali e alla popolazione madonita, rispetto alle linee dettate dalla rete ospedaliera approvata dalla Giunta regionale l’11 gennaio 2019 e  pubblicata in GURS l’8 febbraio 2019.
Invero le stesse linee guida e l’adeguamento imposto dal Decreto assessorile, per i vertici dell’Asp di Palermo e per il Legislatore, sono state intese come pubblicate sulla Gazzetta dello Sport.
Ma questa è acqua passata, siamo stati tutti presi in giro, magari con la complicità di qualche amministratore locale che coltiva l’interesse di non andare allo scontro frontale con i vertici dell’Asp di Palermo e con il governo regionale. Strategia più che legittima, quando si tratta di difendere i propri interessi economici e politici, ma non condivisibile quando è messa in atto da parte di chi, per “amore della pace” (anche tra la casta con la Fascia), si gira da un’altra parte. Inaccettabile, invece, quando il costo della “pace” lo pagano gli utenti/pazienti.
Guardiamo ad oggi e alle “cose” che funzionano, a prescindere dall’indice di gradimento dell’utente, il quale spesso non ha contezza che il Pronto soccorso, per esempio, non sostituisce il medico di base e gli ambulatori specialistici. Al pronto soccorso si trattano solo le acuzie e le malattie tempo-dipendenti, ovvero le patologie che se non curate immediatamente portano il paziente alla morte o all’inabilità permanente.
Questo servizio al “Dell’Alto” di Petralia Sottana è garantito h24 e con professionisti (medici e personale sanitario) in grado di affrontare le emergenze. Cosa diversa è il costo orario riconosciuto alla romana Medical Line Consulting s.r.l. per alcuni medici “in affitto” che fornisce all’Asp di Palermo.
96 euro per ogni ora di servizio prestato (turni da 12 ore), questa è la cifra che viene liquidata alla società che ha vinto la gara di appalto e che ha cavalcato il momento critico in cui versa la sanità italiana e in particolare della Regione Siciliana, per delle responsabilità che rimangono in capo a chi ha governato il primo decennio del 2000.
A dire il vero l’hanno fatta franca tutti, a guardare coloro che continuano a sedere a Sala d’Ercole e a Palazzo d’Orleans. L’elettore siciliano è vocato a perdonare, affetto – da sempre – dalla Sindrome di Stoccolma.
La carenza di personale sanitario (medici e infermieri) influisce notevolmente anche sul resto dei servizi resi dal nosocomio e dal Distretto sanitario, tuttavia al “dell’Alto”, con il personale allo stremo (risulta difficile programmare anche le ferie oltre che garantire i turni), si continua a tenere aperto ed efficiente, il reparto di Medicina (unica Unità Complessa dell’Ospedale), che non ha ancora un primario. Il Direttore Generale dell’Asp di Palermo continua ad approfittare della buona volontà del dottore Francesco Gennaro, che potrebbe essere incaricato anche con la formula del “facente funzione”.
La “Medicina” condivide il primo piano del nosocomio con il reparto di Riabilitazione, dopo il “forzato” tentativo di concederlo in gestione al “Giglio” di Cefalù è ritornato nelle grazie del Direttore Generale che ha restituito la conduzione/direzione al personale di “Villa delle Ginestre” di Palermo, abilmente coordinato dal professore Giorgio Mandalà, che dopo 14 anni ha lasciato il “Buccheri La Ferla” per l’Asp di Palermo.
12 posti letto, che dovrebbero aumentare a 20, tutti occupati (!) da pazienti che usufruiscono gratuitamente e per 45 giorni, di un periodo di trattamento intensivo che grava su due fisioterapisti.
Al secondo piano da qualche settimana è spuntato il c.d. Ospedale di Comunità, previsto dal PNRR. Una clamorosa e incomprensibile anticipazione (volendo considerare la carenza di personale) voluta dall’Azienda, rispetto ai tempi di rendicontazione all’Europa (2026), non foss’altro che l’Asp di Palermo ha dichiarato che su tutti gli OdC dell’Azienda, il percorso è ancora nella “fase istruttoria e oggetto di riunioni operative con i rispettivi Direttori di Distretto”. Eppoi, a Petralia, l’investimento dell’ASP è previsto al quarto piano. Tuttavia, è un’ulteriore risposta ai pazienti con problematiche sanitarie non trattabili a domicilio, anche per mancanza di assistenza adeguata dei familiari.
Al terzo piano si continuano a mantenere gli ambulatori di chirurgia, ostetricia-ginecologia e oculistica, oltre alla R.S.A. (Residenza Sanitaria Assistenziale), inglobata nel PUA (Punto Unico di Accesso) e ADI (Assistenza Domiciliare Integrata), reparto e servizi diretti dalla dottoressa Anna Di Prima che, se pur con un carico di lavoro eccessivo (a cui afferiscono gli utenti di tutto il Distretto Sanitario), riesce a mantenere dignitosamente il fronte.
Ritorniamo al primo piano. Un’intera ala della struttura è occupata dagli Uffici del Distretto Sanitario, diretto da Giuseppe Profeta, che oltre a garantire gli ambulatori con circa venti branche specialistiche e altrettanti validissimi professionisti (le ore sono poche rispetto alla richiesta degli utenti che sopperiscono alle esigenze rivolgendosi all’offerta privata) rappresenta la retrovia di tutti i servizi che il Distretto rende all’esterno, ivi compreso, tra molto altro, le Guardie mediche, i medici di famiglia e i pediatri, PPA e PPI compresi.
Al piano terra, in aggiunta al Pronto soccorso e la farmacia ospedaliera, insiste il CUP, la cassa Ticket e il laboratorio di analisi che garantisce il servizio (sicuro e attendibile!) a centinaia di utenti ogni settimana; attraversando il corridoio le sale operatorie, una delle quali fino a qualche settimana fa veniva utilizzata dagli urologi del “Giglio” (anche questa un’esperienza terminata bruscamente), eppoi il centro vaccinale, con tutta l’organizzazione sanitaria e amministrativa che ci sta dietro e l’area diagnostica per immagini (Radiologia), munita di strumentazione perfettamente funzionante e di personale sanitario che non è secondo a nessuno, rispetto all’offerta dell’Asp di Palermo.
I lettori troveranno questo racconto ovvio, non vi è dubbio che il futuro dell’intera struttura non può passare solo da chi ha raccolto la sfida di “salire” a Petralia per restarci, la giovane dirigente medico del Presidio ospedaliero, Francesca Caracci, ne rappresenta l’esempio migliore, oppure dalla buona volontà del personale sanitario (Ospedale e Distretto), a cui – per il bene della comunità e per la cronica carenza di personale – è richiesto di stringere i denti e a partecipare a turni con periodo di riposo risicato.
Il futuro dell’unica industria del paesaggio madonita dovrebbe passare dalla scelta del governo regionale di assegnargli una mission di rilevanza regionale, utilizzando anche le importanti professionalità che raccontiamo.
Abbiamo proposto (invano!) al presidente Schifani e all’assessore Volo la riabilitazione neurologica, cardiologica e polmonare, rivolta alla fascia geriatrica della popolazione regionale, l’impatto occupazionale sarebbe dirompente anche per quanto riguarda l’indotto. Tale scelta, per evidenti motivi, porterebbe al potenziamento della chirurgia, medicina e della chirurgia ortopedica e farebbe diventare “Petralia” un posto appetibile per i professionisti che fino adesso non l’hanno scelto per mancanza di prospettiva, quindi di crescita professionale.
Le prossime settimane le Istituzioni regionali definiranno la nuova rete ospedaliera, quindi il futuro della medicina territoriale, che punta anche alla prevenzione e al potenziamento della medicina di base e pediatrica.
Per inserirsi in questo ingranaggio occorre una rappresentanza politica locale autorevole, competente e scevra da interessi privatistici, se pur legittimi.
L’ulteriore ridimensionamento dei servizi, quindi la non scelta di dare un futuro di prospettiva a “Petralia”, rappresenterebbe un colpo letale per l’avvenire delle Madonie e questo non ce lo possiamo permettere.
Non ne abbiamo mai fatto mistero. Non ci fidiamo dei rappresentanti politici dei nove comuni del Distretto Sanitario, fino ad oggi non hanno dimostrato di essere all’altezza del compito, né tantomeno di contrastare la potenziale “scure” che si potrebbe abbattere su ciò che a Palermo è considerato “doppione”, rispetto all’Ospedale “Ingrassia” di Palermo, il “Cimino” di Termini Imerese o il “Giglio” di Cefalù.
Su ciò che è considerata sanità pubblica e a tal proposito vi svelo un segreto: anche il “pubblico” può produrre salute, quindi una buona sanità che è rappresentata anche in quello che avete avuto la pazienza di leggere.