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Osservatorio astronomico. Da un cronista di campagna a un direttore “nazionale”

Gentilissimo direttore (Claudio Cerasa, ndr),

le scrivo a proposito dell’Editoriale del 7 settembre che riporta il titolo “Lo stop del Tar al progetto dell’Esa in Sicilia è un brutto segnale”.
In premessa, sommessamente, le dico che i “brutti segnali” in Sicilia non sono quelli del rispetto della legalità e delle procedure amministrative.
Per difendere questi principi (non trattabili) il popolo siciliano ha sacrificato i propri figli migliori e non solo, nel tempo la non applicazione o avere dribblato (a convenienza) questi fondamenti della democrazia ha oppresso e tolto la dignità alle comunità residenti di questa Regione, usata anche come bancomat dallo Stato. Ma questa è un’altra storia.
Le argomentazioni delle Agenzie che hanno puntato i loro “telescopi” sul monte Mufara – dove insiste un divieto assoluto di edificabilità che nel complesso e dal 1989 (anno di istituzione dell’Ente Parco dei NO) ai residenti è costato sacrifici economici di non poco conto  – sono sostenibili nella misura in cui si discute di telescopio e non di realizzare un osservatorio astronomico a 1865 mt slm di altitudine, ancora per poco.
Il vostro editoriale ha omesso di tradurre cosa significa per quei luoghi la realizzazione di un osservatorio. In sintesi: 800 mq di spianamento/decapitazione della cima, che interessa anche l’Unesco (Geopark), per l’emergenza geologica in atto, comprensiva di un parcheggio di oltre 300 mq (anche questo è di interesse scientifico?), 3540 mc di volume edilizio ed un’altezza fuori terra, della cupola, di 13 mt.
In tutto questo, per accedere in cima si realizzerà un’adeguata pista carrozzabile, che costerà alla Regione Siciliana oltre un milione e mezzo di euro. Tenga conto che se dovesse essere lanciato l’allarme di evacuazione “meteorite” ci sono aziende agricole che non potranno essere evacuate per l’assenza di viabilità. In verità in Sicilia accade pure che per la caduta di alcuni massi o per la le frane le strade rimangono chiuse per anni. Venga a trovarci per un tour.
Non avete indicato che, tra molto altro, manca il parere favorevole del Comitato Tecnico Scientifico del Parco o del CRPPN (Consiglio Regionale Protezione Patrimonio Naturale), quindi – di fatto – il nulla osta dell’Ente Parco, il decreto dell’Assessore Regionale Territorio e Ambiente per le opere di interesse statale strategico e non si hanno notizie dell’autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo che nel 2022 ha declarato la improcedibilità dell’opera.
Insomma, l’iter autorizzativo è stato gestito alla stregua del via libera – in “amicizia” – a un chiosco per la vendita di panini con le panelle. In breve, la certezza del diritto si infrange ogni qual volta si presenti la necessità di neutralizzarla.
Aggiungerei, fatto che certamente lei sconosce, l’Ente Parco delle Madonie non ha ritenuto opportuno coinvolgere la Comunità del Parco, considerata la galattica importanza dell’opera, indi della rilevanza internazionale del progetto di natura scientifica.
In sostanza, le Istituzioni locali, Regione Siciliana compresa – che ha competenza esclusiva sul territorio e ambiente, in quanto non è una materia concorrente – si sono sottomessi ai colossi dello Spazio che hanno imposto le loro ragioni, senza valutare (almeno non ufficialmente) la possibilità di ridimensionare la struttura in cemento armato al solo “involucro” contenente il c.d. “occhio di mosca”, spostando più a valle tutto l’equipaggiamento ausiliario, come proposto più volte anche dal sindaco pro tempore di Petralia Sottana, Leonardo Neglia.
L’amministrazione del Comune che ospita la sede dell’Ente Parco delle Madonie, ha messo a disposizione strutture adeguate che insistono a poche centinaia di metri di distanza, in un’area già antropizzata.
Le Agenzie Spaziali avrebbero rifiutato (ignorato?) l’offerta e sfrecciate, come una meteorite, più avanti allo scopo di centrare il loro obiettivo.
In ultimo ma non per ultimo mi consenta di farle notare che la Sicilia, se solo si dotasse di una classe dirigente capace di difenderla e non si scendere a compromessi con lo Stato – nel nome della “Leale collaborazione” (?) – potrebbe svilupparsi con ben altre ricchezze che detiene in esclusiva e di certo più strategiche, rispetto ad ogni altra parte del mondo e dello Spazio. Ad oggi, invero, la politica è risultata essere più pericolosa dei meteoriti in rotta sulla Terra.
Veda direttore, oltre a coltivare l’interesse per il progresso e per la conoscenza, sono un semplicissimo cronista di campagna, non iscritto ad alcuna “associazione green” (se lo fossi non lo riterrei un fatto negativo) ma questo non limita la libertà di esprimersi condivisa anche con altri pensatori laici (rispetto agli ambientalisti) che rimandano al mittente l’accusa di essere anti sviluppisti.
Non mi pare che ci sia stata una levata di scudi integralista. Si pone qualche dubbio sulla necessità di edificare in maniera invasiva – da voi ironicamente declassata a un’innocente “escavazione e rimozione di terra” – un’area che meritava di rimanere integrale, a prescindere dai percorsi giuridici e dai Giudici che sono chiamati a decidere, in queste ore pericolosamente “tirati per la giacca” a suon di altisonanti dichiarazioni, che giungono solo da una parte della maggioranza di governo e riprese da una parte dell’informazione televisiva.


Ci sarebbe da approfondire anche l’aspetto della condivisione delle informazioni con i militari, ad onor del vero dall’ufficio stampa dell’Agenzia Spaziale Italiana mi hanno rassicurato che “il telescopio ha esclusivamente finalità scientifiche, quindi non è previsto nessun ruolo né tanto meno collegamenti con organizzazioni militari”.
Manca la firma dell’estensore della mail. Ho verificato all’Albo dei Giornalisti. Non risulta nessun iscritto/a come “Ufficio Stampa Asi”. Noi cronisti di campagna trattiamo certe questioni di rilevanza galattica in maniera diversa.
Con sincera stima.

Vincenzo Lapunzina
cittadino del Parco dei NO