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Salvatore e Mariano dopo 32 anni all’anagrafe nel limbo delle persone scomparse. La speranza di mamma Carmela

Salvatore Colletta e Mariano Farina, residenti a Casteldaccia, un Comune a pochissimi chilometri da Palermo, sono scomparsi il 31 marzo 1992, erano solo due ragazzini, all’epoca avevano 15 e 13 anni.
Sono spariti nel nulla, come volatilizzati, nonostante i familiari non si fossero risparmiati nelle ricerche.
I due papà e uno dei fratelli di Salvatore sono rimasti fuori per circa un anno, impegnati a seguire la pista del “rapimento da parte dei nomadi”.
Ad oggi resiste ancora soltanto la speranza della famiglia di Salvatore, mentre i familiari di Mariano Farina si sono trasferiti in America (Pennsylvania) e sperano diversamente nel ritrovamento di Mariano che il 15 settembre ha (?) compiuto 45 anni.

Mariano Farina – 1992

A Casteldaccia è rimasta la famiglia Colletta, papà Antonio, mamma Carmela e la più attiva dei 6 figli, Maria Grazia.
Mamma Carmela non si è mai persa d’animo e fino a ieri il suo sguardo ci è apparso talmente profondo che abbiamo avuto la sensazione di scorgere l’ultimo abbraccio consumato con il figlio.
Il racconto di “mamma speranza” parte da molto lontano, ovvero dalla proposta che il figlio Ciro (il minore) ricevette da Mariano Farina. «Chiese a mio figlio – ci racconta la signora Carmela – di scappare di casa per vedere come fosse il mondo al di fuori di Casteldaccia e di ritornare in America (dove aveva vissuto per 6 anni n.d.r.) Propose a Ciro di prendere dei soldi a casa. Ciro rifiutò di rubare i soldi ai genitori e di scappare».
Secondo il racconto della mamma e della sorella di Salvatore (nella foto in evidenza anche con l’ipotesi di invecchiamento), Mariano Farina dopo qualche giorno prospettò al primogenito della famiglia Colletta la stessa idea che sarebbe stata subito condivisa da Salvatore. Da quel momento dei due ragazzi non se ne seppe più niente.
In realtà Ciro Colletta sostiene da sempre che «Salvatore non avrebbe mai fatto un colpo di testa del genere, eravamo troppo legati e non avrebbe mai abbandonato la famiglia volontariamente».
Secondo il racconto di Maria Grazia dello stesso parere sarebbe stata anche «un’insegnante della scuola che frequentava Salvatore», mai sentita dagli investigatori.
I genitori dei due ragazzi si rivolsero immediatamente ai Carabinieri del luogo i quali avrebbero consigliato di ritornare l’indomani, presupponendo che si trattasse di un allontanamento temporaneo, una bravata adolescenziale.
Il primo aprile si ripresentarono alla Stazione dei Carabinieri di Casteldaccia per denunciare la scomparsa di Salvatore e Mariano e da quel momento si attivarono le ricerche (Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco) che scandagliarono ogni angolo e nel raggio di diversi chilometri, pozzi e fondali marini compresi.
Il tam-tam delle notizie di cronaca, che si susseguirono, portò a far squillare il telefono di casa Colletta per centinaia di volte.
«Non sono mancati gli sciacalli – racconta la madre – che hanno alimentato le nostre sofferenze. Uno di questi, immediatamente dopo la scomparsa, segnalava i due ragazzi in una strada tra Casteldaccia e Bagheria, oppure telefonate anonime che raccontavano circostanze inenarrabili, ovvero che a mio figlio avevano tagliato la lingua».
Maria Grazia ci racconta che la mamma, intenta nelle ricerche, avrebbe visto qualche giorno dopo Mariano lungo la SS 113, a circa 7 km da Casteldaccia, in direzione San Nicola l’Arena (frazione di Trabia). «Alla vista di mia mamma Mariano è fuggito», ha ribadito la sorella.
«Abbiamo raccolto anche la testimonianza di una ragazzina di Termini Imerese, partner di danza di Mariano, – continua Maria Grazia – ci riferì, in lacrime, che aveva visto Salvatore e Mariano. La ragazza, tra l’altro, ci riferì che un uomo di origini romene, con fare minaccioso, strattonò Mariano intimandogli di non parlare con nessuno».
Per cinque lunghi anni le famiglie ricevettero segnalazioni da tutta Italia ma dal 1997 in poi è calato un assordante silenzio.
La famiglia Colletta sarebbe stata disponibile a cedere anche l’abitazione dove risiede come ricompensa per chi avesse dato delle informazioni che avrebbero portato al ritrovamento di Salvatore.
«Non vogliamo un colpevole, – ci dicono mamma Carmela e la sorella Maria Grazia – vogliamo solo sapere dove si trova Salvatore, se è ancora in vita e se non lo fosse più rendergli una degna sepoltura, insomma sapere dove andare a portare un fiore».
«A casa senza di lui c’è un vuoto e un dolore che solo chi sa ad oggi può colmare. – raccontano le due donne visibilmente segnate – Non fateci soffrire più, anche in anonimo dateci delle risposte».
A distanza di 32 anni la sofferenza della famiglia è ancora tangibile, appaiono come se i fatti si fossero consumati nelle ore antecedenti al nostro incontro.
«Diteci dove si trova Salvatore – chiosa la signora Carmela – c’è una mamma e un papà che portano dentro un dolore atroce».
I genitori di Salvatore sono pensionati, hanno fatto la loro vita e dato alla vita, non si sono mai arresi alla tragedia che vivono quotidianamente e sperano in «quest’ultimo regalo».
La speranza della famiglia sarebbe stata messa in discussione dal secondo provvedimento di chiusura indagini proposta al GIP dai PM titolari delle indagini, Francesca Mazzocco e Gaspare Spedale, i quali sostennero di non avere riscontrato elementi sostenibili alla risoluzione della misteriosa scomparsa.
Le prime indagini, disposte a settembre del 2020 dal GIP Antonella Consiglio, si concentrarono sulla pista mafiosa ma senza ottenere alcun riscontro se non un provvedimento di archiviazione.
Di parere opposto invece l’avvocato Bonaventura Zizzo (nella foto), il quale, all’epoca, opponendosi alla proposta dei due PM, avanzata al GIP, ci ha ribadito che «tanti erano ancora gli ambiti inesplorati, sia per quanto riguarda la pista mafiosa che per tutte le altre piste, prese in considerazione e portate all’attenzione del GIP, che tuttavia ha ritenuto di disporrete l’archiviazione. Rispettiamo questo provvedimento, ma noi non ci fermiamo, continuiamo a cercare elementi nuovi da sottoporre all’Autorità Giudiziaria. È un caso gravissimo, che coinvolge la scomparsa di due minori contemporaneamente e le indagini, se pur a distanza di tempo, non si possono fermare».

avv. Bonaventura Zizzo

Ciononostante, anche quella volta il Giudice per le Indagini Preliminari si determinò di archiviare il fascicolo. Il tempo trascorso e senza avere ottenuto alcun risultato, avrebbe indotto il Magistrato a mettere una pietra sopra al caso.
Una cosa è certa. Ci sono due famiglie «che non fanno audience», afferma con una punta di amarezza la sorella di Salvatore e che in due mondi diversi, aspettano delle risposte da oltre 32 anni.
La speranza non ha tempo, è vero, ma il tempo trascorso per ottenere delle risposte è stato veramente troppo.
Ha ragione l’avvocato Zizzo quando afferma che è “un caso gravissimo” e che, a nostro parere, le indagini dovrebbero essere riaperte, a prescindere dalla consistenza degli “elementi nuovi” che il legale e la famiglia Colletta riusciranno a portare all’attenzione degli inquirenti.
Sono scomparsi due ragazzi contemporaneamente, come se fossero stati risucchiati da un buco nero.

Contatti della famiglia Colletta:
cellullare  +393899870670
Facebook  Salvatore Colletta ragazzo scomparso